QUANDO SERVE UN PROBLEM SOLVER?
Il Problem Solver è una figura che non è sempre presente in Azienda. E’ un professionista, competente in molti settori, che viene interpellato quando ci sono aspetti aziendali che devono funzionare meglio oppure nuove iniziative che devono partire nel migliore dei modi.
Per dirla meglio, il Problem Solver torna utile sia in caso di problematiche aziendali sia in fase di consulenza per trovare nuove soluzioni per nuove iniziative imprenditoriali. Quindi, non necessariamente il Problem Solver è presente solo in caso di difficoltà, al contrario in molte occasioni riesce ad anticipare l’insorgere di eventuali problemi.
Non è una figura impegnativa che stravolge equilibri e meccanismi lavorativi presenti in un’azienda, da considerare in sostanza come una specie di ficcanaso, ma esattamente il contrario. E’ un aiuto cinetico ma morbido, che supporta temporaneamente laddove serve.
A loro modo, anche un manutentore, un idraulico o un meccanico sono dei Problem Solver.
Il Problem Solver è una mente meno coinvolta nei problemi quotidiani, una mente esterna a quella dell’Azienda (e quindi NON sostitutiva) che aiuta e supporta chi invece le decisioni le deve prendere ogni minuto.
In certe situazioni aiuta a vedere più chiaro nelle giornate di foschia, ed una visione aggiuntiva rappresenta una maggiore sicurezza per tutti.
Concludendo: è un “cervello” integrativo che si innesta quando ve ne è la necessità. E quando non serve più… arrivederci e grazie. Comodo, no?
Se le cose procedono bene non c’è motivo di rivolgersi ad un Problem Solver. E nella gestione del proprio quotidiano l’imprenditore non ha quasi mai bisogno di rivolgersi ad un consulente esterno, perché è lui stesso a ricoprire il ruolo, oltre a tutti gli altri ruoli coperti.
Ma in presenza di fasi operative, tecniche, commerciali, o di altra natura, che impediscono il funzionale e regolare svolgimento del business aziendale, il Problem Solver, quando entra in gioco, fornisce un aiuto insperato, veloce e funzionale. E molte volte basta poco per ritrovare il giusto ritmo e la corretta visione delle cose.
Il Problem Solver, con obiettività, distacco e competenza, fa emergere contrasti e impedenze nel lavoro, ne trova le soluzioni e le applica. In pratica è un “medico” aziendale, discreto e competente, che si integra nella struttura dolcemente e altrettanto delicatamente e, a fine lavoro, ne esce.
Tiziano Genovesi è da anni che si occupa di Problem Solving con risultati di provata efficacia.
E’ facile e immediato capire quali vantaggi immediati e concreti si possono ottenere e di quali benefici l’Azienda può godere se decide di farsi supportare da un Problem Solver:
- Scarico di impegni gravosi, perché si demandano alcune fasi operative
- Scarico mentale, perché si delega qualcun altro a pensare e a risolvere il problema, liberando la nostra mente. E’ così libera e pronta per affrontare altre tematiche, magari ugualmente invalidanti, ma più importanti
- Aumento dei tempi a disposizione dell’imprenditore e conseguente calo di “tempi morti”. Liberandoci di alcune situazioni “sgradite”, liberiamo spazi temporali, da usare al meglio.
Adottando un Problem Solver esterno, si ha come conseguenza diretta – da imprenditori e titolari d’azienda – quella di ritagliarsi un proprio ruolo da Problem Solver interno. Nessuno come il titolare conosce le problematiche e le difficoltà insite e nascoste nelle pieghe dell’azienda. Delegando parti marginale ad esterni, ci si mette in condizione di poter intervenire su aspetti delicati interni che solo gli imprenditori possono gestire.
Concludendo: un Problem Solver regala tempo a chi non ne ha.
Un Problem Solver che si rispetti non può essere un “tuttologo”. Ogni settore ha le sue problematiche, e quindi senza competenze specifiche risulta impossibile operare con la stessa efficienza in una azienda tessile e contemporaneamente su un motore per aerei.
Tiziano Genovesi è un ottimo, comprovato e concreto Problem Solver nel campo della gestione aziendale, del facility management, servizi generali, della gestione di criticità ed emergenze.
Uno schema seguito da Tiziano Genovesi, da sempre ritenuto valido, è quello seguente:
- Prendere coscienza che esiste un problema, un intoppo, o semplicemente un aspetto che funziona ma che sarebbe meglio migliorare tramite strumenti terzi e integrativi rispetto a quelli aziendali.
- Definizione del problema o della situazione.
- Inquadramento della situazione attuale nel quadro completo del funzionamento aziendale. Eventuale scorporamento del problema in settori minori e affrontabili singolarmente
- Formulazione di ipotesi e soluzioni, e conseguente verifica delle loro validità e applicabilità.
- Applicazione della soluzione migliore
In definitiva, le fasi operative che poi compongono l’intervento in sé stesso sono le seguenti:
- Ricostruire la catena degli eventi e/o degli accadimenti
- Definire il problema
- Individuare le cause
- Investigare fino alla causa radice
- Studiare come applicare le soluzioni
- Decidere come monitorare le soluzioni
- Focalizzarsi per sostenere i risultati
Focalizzare, Analizzare, Risolvere, Eseguire sono le semplici ma fondamentali parole d’ordine. E lo si fa più velocemente possibile
I principi fondamentali sono:
- Non cercare di trovare “colpevoli” e/o responsabili su cui scaricare le responsabilità. Questo non è compito del Problem Solver, ma dell’imprenditore, che in base alle analisi ed ai risultati, prenderà le sue contromisure. In più, trovare i responsabili è una perdita di tempo insostenibile, perché non aiuta i processi e non migliora le cose. Bisogna trovare le cause e porre rimedio perché tutto funzioni al meglio. Questo è l’unico vero interesse dell’Azienda. Il resto è secondario. Cercare la responsabilità di una situazione problematica rallenta la soluzione dello stesso senza portare benefici evidenti.
- Trovata la soluzione, questa deve essere snella, applicabile velocemente e foriera di conseguenti miglioramenti. Se una fabbrica ha degli intoppi la soluzione non è comperare un’altra fabbrica. A parte il rilevante problema economico, non è un pensiero corretto in quanto ciò che ha causato i rallentamenti nella prima fabbrica, se non scoperto e risolto, porterà rallentamenti anche nella seconda, e così via. In realtà, la soluzione trovata va capita e ben compresa per poter essere applicata correttamente; e non può quindi essere una soluzione comprensibile a pochi eletti e di una difficoltà incredibile di applicazione. Bisogna sempre seguire, tra quelle disponibili, la via più semplice e veloce. Magari può essere utile, invece di adottare una soluzione grossa e radicale, scomporre la soluzione in più soluzioni piccole da applicare step by step. In questo modo si interviene in maniera efficace e indolore per l’azienda, senza creare ulteriori intoppi e/o rallentamenti. Se si trova una soluzione bisogna rendere disponibile una descrizione dettagliata del problema e del metodo per risolverlo
- Nella malaugurata ipotesi che la soluzione trovata non sia applicabile, o che non si trovi la soluzione, è fondamentale descrivere bene il problema e parlarne con l’imprenditore e i suoi collaboratori. Magari al momento non è disponibile una “cura” immediata, ma è bene sempre conoscere e non rimanere all’oscuro. Sapere di avere un intoppo è fondamentale: se anche al momento non è risolvibile, va tenuto d’occhio e monitorato costantemente. Al momento giusto sarà immediatamente debellato e risolto.
Caratteristiche del Problem Solver (Con chi ho a che fare?)
Il Problem Solver è un professionista calmo, lucido e razionale. Non si scompone (quasi) mai, perché tutto serve meno che farsi trascinare dagli eventi. E’ una persona con cui è piacevole stare a contatto, perché rassicura, studia e comprende la situazione molto meglio di chiunque altro. E avere una mente fredda e razionale al proprio servizio è la migliore e assoluta garanzia per difendere, nel migliore dei modi, gli interessi dell’azienda.
Un Problem Solver di valore dimostra in ogni momento:
- Pazienza e delicatezza. Non si urtano le sensibilità, non si adottano arroganza e presunzione, ma si cerca al contrario di tenere conto che spesso i problemi causano tensioni piccole e grandi, che tutti avrebbero fatto a meno di affrontare. L’interlocutore o committente del Problem Solver è una persona sotto stress, che deve stare meglio. Adottare la stessa linea di pensiero sarebbe distruttivo. In fin dei conti, ricordiamoci che l’’imprenditore è una figura che ha creato un’azienda (piccola o grande che sia non fa nessuna differenza, non ci sono diversi atteggiamenti tra l’avere a che fare con un industriale o un artigiano, tutti godono dello stesso rispetto) e che la sta portando avanti. Dobbiamo avere per lui la considerazione che merita
- Empatia e comprensione per le figure coinvolte nel problema con cui entriamo in contatto. Logica conseguenza per quanto esposto sopra
- Attenzione e cura per il proprio compito. Niente è già stato visto, niente è risolvibile “in serie”, niente è scontato. Anche se sembrano uguali, le situazioni sono una diversa dall’altra, senza eccezioni. E’ importante mantenere un equilibrio, perché il compito del Problem Solver è quello di fare da bussola in una determinata situazione. Quindi nessun eccesso e soprattutto non sottovalutare o sopravalutare persone e cose. Il tutto va riportato in un contesto ben definito e in un quadro generale lucido.
- Il Problem Solver non è mai in tensione. E se lo è, non lo dà a vedere. E’ portatore di serenità e calma, altrimenti non è un buon Problem Solver.
A tutto, in linea di massima, c’è rimedio. Non si può sapere a priori in che termini, ma il bello di avvalersi del Problem Solver è che alla fine della collaborazione l’imprenditore avrà effettuato un buon investimento, perché avrà sempre e comunque una risposta ai suoi interrogativi, in qualsiasi forma siano stati posti.